Il nuovo manoscritto poetico ritrovato nel libro della madre delle Brontë si compone di settantadue versi in pentametri giambici scritti a matita con calligrafia minuscola da Charlotte. Ricorrono in esso diverse cancellature e correzioni, il che ci fa capire che il testo era ancora in fase di revisione quando fu poi abbandonato e inserito nel libro. Come argomento e ambientazione il contenuto si riferisce al racconto di Angria L’esilio di Zamorna, composto da Charlotte nel 1836, e situato cronologicamente nel momento della saga in cui il suo protagonista viene mandato lontano dalla propria terra dal nemico Northangerland, padre dell’amata moglie Mary. Per quanto incallito libertino e adultero, Zamorna è attratto da lei più che da ogni altra donna mai incontrata pur non avendolo mai dimostrato, dato che nei precedenti racconti ha costretto la giovane Mary a prostrarsi ai suoi piedi presa da dubbi e incertezze riguardanti la sua fedeltà in amore.
E’ proprio in questo componimento poetico che Zamorna per la prima e unica volta si lascia andare a una professione di devozione nei confronti della sua amata, scorgendola di nascosto e da lontano durante una festa. L’inconscia regalità della giovane Mary e la sua bellezza eterea lo inducono a paragonarla ad una regina delle fate, la Titania di shakespeariana memoria, configurando se stesso come Oberon. Come riferitoci da Sarah E. Maier nel suo bell’articolo, questo nuovo manoscritto poetico e quello in prosa rappresentano due preziosi ‘frammenti di vetro’. Il loro fortunoso ritrovamento ci fornisce una diversa dimensione della elaborazione del ciclo di Angria e la possibilità di aprire una nuova finestra sul mondo immaginario giovanile di Charlotte Brontë.
Maddalena De Leo
Avete letto gli altri due articoli sui manoscritti perduti? Scoprite Il Primo Manoscritto Ritrovato (In Prosa) e Novità editoriali BS: The Lost Manuscripts: sono entrambi articoli firmati dalla professoressa De Leo.