Quando si pensa alle brughiere dello Yorkshire immortalate nei romanzi delle sorelle Brontë il pensiero va subito all’erica, la pianta che crescendo e fiorendo lì dall’inizio di agosto sino alla fine di settembre trasforma in quel periodo dell’anno la landa desolata in un immenso mare color fucsia. La pianta il cui fiore era tanto caro a Emily Brontë è molto resistente alle intemperie e il suo nome deriva dal greco ereiko, che significa ‘spezzo, rompo’. La si può trovare fiorita anche in Scozia in agosto e l’effetto che produce colorando le Highlands di rosa, è magico.
Ma l’erica non è il solo fiore presente in brughiera d’estate. Ho avuto modo di vederne altri quali la digitale rossa, l’epilobio, il cardo, tutti dello stesso color fucsia, un’autentica meraviglia della natura.
La digitale rossa (Digitalis Purpurea) è un tipo di infiorescenza su stelo lungo costituita da tante campanelle di color purpureo che, all’improvviso spuntano qua e là nella verde distesa solitaria della brughiera. Può raggiungere anche un metro di altezza ed è una pianta velenosa che viene utilizzata in medicina in quanto le sue foglie producono sostanze in grado di agire rallentando la frequenza cardiaca. La Digitalis Purpurea corrisponde al termine inglese foxglove. Il nome deriverebbe da ‘folks-glove’, in quanto per forma il fiore, in Gran Bretagna prevalentemente di color purpureo, è simile alle dita di un guanto. Anche la dizione italiana ‘digitale’ riconosce tale derivazione. Secondo la mitologia nordica, sembra che le fate amino dormire nei fiori di questa pianta. E’ pericoloso quindi tagliarli o spostare il vaso in cui essa cresce. La pianta di digitale rossa dovrebbe essere posta sempre presso una finestra aperta in modo da consentire alla fata di uscire dalla casa a suo piacimento. Charlotte Brontë la nomina nel terzo capitolo di Jane Eyre quando la protagonista cerca invano gli elfi nelle sue foglie.
L’altro bellissimo fiore dai tanti petali color fucsia che ho avuto modo di vedere in brughiera è il Rosebay willowherb (Chamaenerion augustifolium), in italiano chiamato anche erba di Sant’Antonio o garofanino maggiore, e qualche volta epilobio. Nasce da una pianta erbacea a fusto eretto che cresce in spazi aperti e umidi anch’essa usata a scopo medicinale come antinfiammatorio. La forma particolare del suo fiore dai petali caduchi attira molti insetti. In Italia questo fiore lo si trova nel Parco dello Stelvio.
Ho visto questo il garofanino maggiore al limitare della brughiera e non ho potuto fare a meno di coglierlo per arricchire il mio piccolo bouquet di erica, anche se dopo poche ore è subito appassito.
A poca distanza ecco ancora un altro fiore color fucsia, il cardo, la cui presenza non stupisce affatto, essendo la zona di Haworth non molto distante dalla Scozia ove questa pianta è sovrana. Il cardo è una pianta perenne, molto spinosa, che produce fiori di colore violaceo simili a quelli del carciofo.
Nei mesi di agosto e settembre l’alternarsi del colore verde con il fucsia è talmente efficace da riuscire a far dimenticare il grigiore autunnale e la linda coltre di neve che in inverno ricoprono quasi sempre la brughiera.
Maddalena De Leo