Durante questa nostra avventura brontëana abbiamo avuto il piacere di incontrare, seppure soltanto virtualmente per ora, la Professoressa Maddalena De Leo. Studiosa brontëana, traduttrice, scrittrice e rappresentate della la Sezione Italiana della Brontë Society, la Pofessoressa De Leo è anche l’ideatrice del Premio Letterario Nazionale De Leo-Brontë, che raccoglie componimenti ispirati alle tre sorelle dello Yorkshire. Nel campo italiano i suoi contributi alla divulgazione della conoscenza di queste tre autrici inglesi sono numerosi. Oltre ad aver scritto diversi articoli per la rivista letteraria Brontë Studies infatti, ha tradotto testi brontëani inediti come Componimenti in francese di Emily Brontë (2002), All’Hotel Stancliffe e altri racconti giovanili di Charlotte Brontë (2004), e ancora brevi romanzi scritti da Charlotte quali Henry Hastings (2009) e Il segreto (2012); è inoltre autrice di Un’@mica dal passato (Simone per la Scuola, Napoli, 2006) e La madre di Jane Eyre (NeapolisAlma edizioni, 2013).
La passione personale e il percorso professionale della Professoressa De Leo ci sono di grande ispirazione, perciò è con gran soddisfazione che vi proponiamo questa intervista in cui si racconta per il nostro blog. Buona lettura!
Come è nata la sua passione per le sorelle Brontë?
E’ una domanda che mi viene posta frequentemente e alla quale però rispondo sempre con piacere. Tutto cominciò nell’estate della mia seconda media quando mi capitò fra le mani la versione tascabile di Cime Tempestose di Emily Brontë. Quella lettura così intensa mi esaltò e il romanzo in breve per me non fu solo un fatto esterno ma diventò qualcosa di interiore perché in quegli anni adolescenziali esso soltanto fu il mio amico e compagno. Però per leggere Cime Tempestose nella sua versione originale, per assaporarne in maniera completa e profonda il senso, avrei avuto bisogno di una profonda conoscenza della lingua inglese. Fu così che, immersami nell’apprendimento della lingua, dopo qualche anno lessi per la prima volta Wuthering Heights proprio come Emily Brontë l’aveva scritto e questa fu per me un’esperienza superlativa. Il mio sogno più grande in quegli anni fu di riuscire ad andare ad Haworth per passeggiare nella brughiera, illudendomi di essere come Cathy eterea e immortale, o di trovare in quelle lande solitarie il mio immaginario Heathcliff, forte e tenebroso. Ero gelosa se altri parlavano di quel libro perché esso era solo ed unicamente ‘mio’ e non permettevo a nessuno di avanzare pareri sull’argomento. Subito dopo per me venne Charlotte con i suoi romanzi Jane Eyre e Villette, quest’ultimo allora sconosciuto a chiunque e introvabile (io lo lessi in quegli anni in inglese prendendolo in prestito dalla Biblioteca Nazionale di Napoli) , e poi Anne.
Sappiamo che come esperta Brontëana ha visitato molti luoghi legati alla famiglia Bronte; qual è il luogo che ama di più e perchè?
Si, è vero, posso dire con orgoglio di aver visitato da una ventina di anni a questa parte quasi tutti i luoghi brontëani, per cui penso di aver realizzato ormai il mio antico sogno; conosco molto bene Haworth, i suoi abitanti e la brughiera con Top Withens e le Brontë Falls, ove mi sono recata ormai tantissime volte, ma soprattutto il mio interesse si è concentrato da sempre anche sulla conoscenza dei luoghi che Charlotte, Emily e Anne ebbero cari o in cui vissero per qualche periodo della loro vita; sono stata infatti a Thornton e Wycoller, ho visitato Gawthorpe Hall, la Red House a Gomersal e Oakwell Hall, luoghi dello Yorkshire non facilmente raggiungibili, e persino Conwy, in Galles, ove Charlotte trascorse la sua prima notte di nozze. Con l’amica e socia BS Caterina Lerro abbiamo poi percorso tanti itinerari brontëani che ci hanno portato nel tempo a visitare la bellissima Scarborough, Bruxelles e mi sono recata per ben due volte a Penzance in Cornovaglia. Mi manca ormai solo l’Irlanda del Nord. Il luogo brontëano che preferisco? Ma naturalmente Haworth, perché lo considero mio ‘luogo natale’ d’elezione!
Quale è stata la sua esperienza all’interno della Brontë Society?
A tal proposito potrei parlare per ore… Nel 1975 scoprii con grande gioia l’esistenza di una Brontë Society a Haworth che, nel luogo natale delle sorelle, si prendeva cura di tutto ciò che era appartenuto alla famiglia, oltre che dei manoscritti. Logicamente mi feci scrupolo di associarmi e, allora poco più che bambina, fui forse la più giovane appartenente all’associazione che enumerava invece come membri degli allegri vecchietti. Per anni collezionai il numero annuale di Transactions, cioè la pubblicazione annuale BS divenuta in seguito quadrimestrale con il titolo di Brontë Studies, desiderando con tutta me stessa di pubblicare su questo periodico almeno un articolo in tutta la mia vita (ad oggi ne ho invece ben sei all’attivo…). Nel 2001, dopo aver conosciuto di persona l’editore Bob Duckett, con gioia immensa entrai a far parte dell’editorial board di Brontë Studies per l’Italia e a partire da quel momento in tutto il mondo gli appassionati delle sorelle ebbero modo di conoscere il mio nome. In quegli anni venne a costituirsi anche una Sezione Italiana BS presieduta dalla rappresentante Franca Gollini e in essa, considerata una filiale della Society di Haworth, fui sempre attiva e presente dando vita anche ad un notiziario semestrale delle attività italiane (Facebook e i blog erano ancora lungi da venire…). Dal 2009 ho iniziato a partecipare all’avvenimento letterario biennale che vede riuniti periodicamente i più prestigiosi studiosi brontëani al mondo, la Brontë Conference, che mi ha visto sinora presente a York, Cambridge, Warwick. Dal 2015 sono diventata con somma gioia la rappresentante italiana della Brontë Society creando sul web una rete di contatti nazionali e internazionali grazie ai quali posso fornire una collaborazione preziosa e più proficua alla BS di Haworth.
– Come è nata l’idea di dar vita al premio De Leo-Brontë?
Negli ultimi anni, grazie anche alle drammatizzazioni TV e ai vari film tratti dai romanzi delle sorelle Brontë, ho avvertito in Italia un crescente interesse verso la loro vita e l’opera, soprattutto da parte di ragazze italiane giovani ed estranee al mondo accademico. Nel 2012, pensando quindi di portare allo scoperto e valorizzare questa loro passione, le ho ‘costrette’ in un certo senso (ma c’è anche una minoranza maschile…) a mettere su carta questo interesse mediante un Premio a mio nome che doveva essere anche un filo che congiungesse me e il mio amore atavico per le sorelle Brontë. La prima edizione, ricca di scritti provenienti da tutte le zone d’Italia, mi permise di compilare una ricca antologia. Fu però la seconda fra le quattro sinora da me realizzate la più particolare di tutte perché in essa vennero a confluire contributi di valore quasi ‘letterario’. Il prossimo anno il Premio sarà tutto dedicato a Charlotte Brontë in occasione del bicentenario della sua nascita, sarà un’edizione davvero speciale e il Premio diventerà internazionale, perché la partecipazione sarà aperta agli appassionati di tutto il mondo. Mi aspetto quindi grandi cose da parte di tutti gli estimatori brontëani esistenti!