Month after month year after year
My harp has poured a dreary strain –
At length a livelier note shall cheer
And pleasure tune its chords again
What though the stars and fair moonlight
Are quenched in morning dull and grey
They were but tokens of the night
And this my soul is day
La poesia in questione, pubblicata per la prima volta nel 1910, è breve ma molto intensa. Ci riferisce l’emozione e l’entusiasmo dell’autrice, di solito schiva e poco propensa all’ allegria, dinanzi a qualcosa che ha cambiato il normale fluire dei suoi pensieri, sino a poco prima ‘grigi e piatti come il mattino’. I versi infatti ci riportano, forse per la prima volta, una visione ottimistica della vita da parte di Emily Brontë (vedi il contrasto grammaticale ‘they/this’ volutamente da lei sottolineato con il corsivo) tanto che, giocando sull’ effetto musicale abilmente convogliato nella prima strofa dal lessico specifico (‘note’, ‘tune’), l’autrice rivolgendosi alla propria anima riesce a dilatare il tempo accentuando così in maniera binaria il duplice contrasto tristezza-gioia/notte-giorno.
Secondo Anna Luisa Zazo, nella cui raccolta completa (Emily Brontë – Poesie, 1997, Oscar Classici Mondatori, pp. 509), la suddetta lirica risulta essere la numero 101, l’arpa del secondo verso potrebbe riferirsi allo strumento del poeta, cioè la poesia.
Maddalena De Leo
Siete incuriositi dalle poesie di Emily? Ecco il nostro suggerimento: Emily Brontë 33 poesie – la raccolta di Nottetempo tradotta da Ginevra Bompiani.