Penultima di sei figli, Emily Brontë, di cui quest’anno celebriamo il duecentesimo anno di nascita, visse quasi interamente la sua breve vita (1818-1848) nel remoto villaggio di Haworth nello Yorkshire, se si eccettuano i nove mesi trascorsi assieme alla sorella Charlotte a Bruxelles in un pensionato femminile come allieva.
Da sempre i biografi di questa autrice si sono trovati nell’ impossibilità di definire il suo carattere multiforme e impenetrabile. Al di là di poche lettere alquanto impersonali, alcuni componimenti in lingua francese, quasi duecento poesie ed un unico particolarissimo romanzo, quel Cime Tempestose oggi considerato come un capolavoro della letteratura mondiale, non sono pervenuti ai posteri altri suoi scritti, sicuramente distrutti dalla sorella dopo la sua morte.
Oltre la prosa che ha attirato e continua ad attirare l’interesse dei critici letterari di tutto il mondo, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un peculiare e progressivo interesse verso le poesie di questa autrice, pubblicate in italiano in esaurienti e accuratissime traduzioni.
Nelle poesie della Brontë troviamo un alternarsi di temi che possono essere ricondotti a tre filoni principali: 1) il desiderio di libertà 2) il grande amore per la natura e soprattutto per le amate brughiere 3) il conflitto morte-eternità.
Emily, spirito selvaggio e libero, mal sopportava le costrizioni anelando a liberarsi da quella che considerava la catena mortale. E’ solo l’immaginazione che le consente di ottenere quella libertà spirituale che presto configura nel fantastico mondo di Gondal da lei stessa creato: attraverso lunghi soliloqui, diversamente ambientati a seconda delle circostanze, la poetessa opera un tipo di introspezione che diviene a poco a poco universale, sempre però servendosi di uno stile sobrio, brusco e schematico. La brughiera è la fonte di ispirazione primaria di Emily e questo legame quasi carnale tra l’essere e la natura si configura man mano in una sorta di panteismo di cui la poesia diventa il tramite e la voce.
Ricorre spesso nella sua produzione poetica anche il tema della morte: essa non è una fine ma un inizio, l’unico modo per porre termine alle sofferenze della carne ottenendo finalmente la ‘libertà’ dalla prigionia terrena.
Emily Brontë, donna solitaria e imperscrutabile, va oggi considerata soprattutto come una grande poetessa: il suo ‘corpus’ poetico continua e continuerà ad essere sempre il grido di un’anima in cerca di pace.
Maddalena De Leo
Gli articoli di quest’anno della professoressa De Leo saranno tutti dedicati ad Emily. In attesa dei prossimi, vi suggeriamo gli imperdibili Emily Brontë e il tempo atmosferico: le Colour Wheels di Rebecca Chesney, Blogtour letterario- Panorami d’inchiostro: Cime Tempestose e la brughiera di Emily Brontë, “Grazie a Dio non sono te!”: il rapporto tra Emily e Branwell in To Walk Invisible, Dai Cassetti di Emily: Appunti di Compleanno.