Inseme alla storica dell’arte Elena Lago, creatrice del blog di arte contemporanea Art Plug&Play, con il quale collaboriamo quest’anno, abbiamo intervistato l’artista Rebecca Chesney. Il suo brillante progetto Brontë Weather Project connette il mondo dell’arte a quello della scienza e della letteratura bronteana: così abbiamo cercato di comprenderlo meglio attraverso delle domande dirette a Rebecca, che è stata disponibilissima e di una gentilezza straordinaria. Per la seconda fase di questa collaborazione vi proponiamo dunque un’intervista speciale: arte e letteratura sveleranno per voi gli aspetti più interessante del Brontë Weather Project!
1. È stato importante per te conoscere l’opera di alcuni artisti romantici come Constable, che era solito annotare date e condizioni atmosferiche dietro ai suoi studi di nuvole, o di artisti contemporanei come Olafur Eliasson con il suo The Weather Project del 2003 esposto alla Tate Modern di Londra?
Lavorando al progetto ho fatto più attenzione a come altri artisti hanno utilizzato gli agenti meteorologici e il tempo atmosferico nelle loro opere, così mi sono approcciata con uno sguardo nuovo a opere d’arte che conoscevo già molto bene: le tempeste impetuose e violente nei dipinti di John Martin; gli scenari urbani e nebbiosi di Adolphe Valette; le nuvole sbaffate degli studi di Alexander Cozens; la luce e l’aria degli acquerelli di JMW Turner e l’esperienza assolutamente coinvolgente e suggestiva della mostra Weather Project di Olafur Eliasson alla Tate di Londra… Anche per le opere delle sorelle Brontë è stato interessante porre lo sguardo su come queste artiste hanno sfruttato il tempo meteorologico per trasporre stati d’animo e accentuare la drammaticità di alcune scene.
2. Oltre al tempo atmosferico, che ruolo ha giocato il tempo storico bronteano (le date)?
Il tempo storico e le date hanno avuto un ruolo davvero centrale in questo progetto. Ero curiosa di vedere se sarei stata in grado di ritrovare delle corrispondenze tra le descrizioni meteorologiche puramente letterarie tratte dai testi bronteani e dei dati meteorologici contemporanei. Per arrivare a questo risultato ho installato una stazione meteorologica digitale nel giardino del Parsonage, e ho raccolto dati per un anno; contemporaneamente ho letto tutte le opere bronteane che ho potuto (romanzi, poesie e lettere). Ho annotato ogni descrizione meteorologica che incontravo, e poi ho cercato di trovare i dati nelle registrazioni meteorologiche raccolte in loco che somigliavano maggiormente a quelli trovati nei testi. Sebbene non sia stato possibile abbinare tutte le citazioni, sono lo stesso riuscita a tracciare alcune corrispondenze, e ho utilizzato queste ultime per sviluppare una serie di 5 grafici.
Ho scelto matita e carta quadrettata per trasporre l’informazione tramite una forma molto semplice, nonostante le registrazioni fossero parecchio complesse. La carta quadrettata enfatizza l’origine scientifica del dato e misura il tempo, eppure ho reso astratti tutti i riferimenti rendendoli in unità misurate lungo entrambi gli assi. Il risultato finale è che i grafici si basano puramente sulla formazione di linee sulla pagina.
Il tempo storico e le date sono stati fondamentali anche per creare una serie di serigrafie sviluppate a partire dalle registrazioni meteorologiche scritte a mano da Abraham Shackleton di Braithwaite (vicino Haworth) dal 1801 al 1857. Da questi dati ho isolato cifre e numeri dei mesi, le settimane e i giorni che hanno condotto alla morte di ciascuna sorella Brontë. Sovrapponendo diverse combinazioni e strati di questa serie di dati ho ottenuto delle immagini molto scure, impossibili da leggere.
Per entrambi questi lavori il tempo storico e le date sono stati linfa vitale.
3. Come definiresti la relazione che esiste tra arte e natura, e arte e scienza nel tuo lavoro?
Sono cresciuta nei paesaggi rurali del Lancashire e ricordo che mia madre sapeva tutti i nomi dei fiori selvatici dei campi e delle siepi nelle vicinanze. Credo che il mio interesse per la natura abbia avuto inizio proprio lì. Crescendo mi sono anche interessata a come il paesaggio rurale venisse percepito e quanto le percezioni possano essere differenti a seconda dell’esperienza. Questi temi continuano a influenzare il mio lavoro ancora oggi. Durante un progetto di solito contatto scienziati ed esperti per comprendere meglio i fenomeni ai quali mi approccio, e spesso sfrutto l’estetica scientifica per presentare il mio lavoro. Quindi direi che la scienza e la natura sono parte integrante di esso.
4. Tra gli elementi atmosferici predominanti nelle opere delle sorelle Brontë che hai analizzato, quindi pioggia (Charlotte), vento (Emily) e sole (Anne), in quale ti identifichi di più? Corrisponde anche ad una affinità con la tua sorella Brontë preferita?
Questa sì che è una domanda difficile! Mi piacerebbe poter dire di essere un misto equilibrato di pioggia, vento e sole! Anche le sorelle Brontë erano un misto di elementi, ma l’analisi dell’uso che facevano degli agenti meteorologici ha rivelato delle leggere preferenze personali. Per quanto mi riguarda sono ancora in dubbio su chi sia la mia sorella preferita, sebbene sia più attratta dalla scrittura di Emily, passionale e turbolenta… quindi forse questo svela anche il mio elemento atmosferico preferito.
5. Hope’s Whisper è il nome della mostra. Come mai sono state scelte proprio queste parole tratte da una lettera di Charlotte come titolo?
“Anne sta un po’ meglio: il tempo mite le fa bene. A volte sento rinnovarsi in me il sussurro della Speranza, ma non oso prestargli ascolto con troppa fiducia: mi ha già crudelmente tradito in passato. Se ci fosse un improvviso ritorno del freddo la metterebbe alla prova; temo possa accadere, ma non voglio pensarci.“
“Anne continues a little better: the mild weather suits her. At times – I hear the renewal of Hope’s whisper – but I dare not listen too fondly – she deceived me cruelly before. A sudden change to cold would be the test – I dread such a change but must not anticipate.”
Il nome è stato tratto da una lettera scritta da Charlotte a WS Williams nel febbraio 1849. In questa lettera Charlotte esprime una profonda preoccupazione per la salute della sorella Anne. Sull’onda dei recenti lutti in famiglia (Branwell ed Emily erano morti da poco di tubercolosi), la lettera esprime appena un frammento di speranza per un’eventuale ripresa di Anne. Sappiamo che Anne morì poco dopo, nel maggio di quello stesso anno. Ho scelto questo frammento per la sua profonda tristezza e futilità.
6. Qual è stata l’opera bronteana che ti è piaciuto maggiormente analizzare da un punto di vista meteorologico e atmosferico?
È stato un piacere analizzare tutti i romanzi, ma è stato a metà della lettura di Jane Eyre che ho pensato all’idea di cercare i riferimenti meteorologici all’interno del testo. L’uso del linguaggio di Charlotte e le sue dettagliate descrizioni del tempo hanno ispirato e influenzato la direzione del progetto.
“Era l’ora più dolce della giornata: ‘speso aveva il giorno tutto il suo ardore’ e la rugiada scendeva fresca sulla sfinita pianura e sulle cime bruciate. Là dove il sole era calato semplicemente, senza fasti di nuvole, si allargava un riflesso solenne di porpora, che in un punto, sulla sommità di una collina, mandava bagliori corruschi di rubino e di fiamma, per poi spandersi e sfumare sempre più per metà del cielo. L’oriente poteva vantare il suo perfetto incantesimo d’azzurro intenso, con la sua modesta gemma nel mezzo, una stella solitaria che stava spuntando: di lì a poco si sarebbe aggiunta la luna, che era ancora sotto l’orizzonte.” Jane Eyre, Charlotte Brontë.1
1 Jane Eyre, Charlotte Brontë, Neri Pozza.
Ti è piaciuta questa intervista a Rebecca Chesney? Se vuoi saperne di più sul suo fantastico progetto, non perderti Pioggia, vento, sole tra le pagine delle sorelle Brontë- Articolo a cura di Elena Lago! Se invece sei curioso di approfondire le lettere scritte da Charlotte leggi Ma la vita è una battaglia- lettere di libertà e determinazione: recensione.