Ricorre oggi il centosessantasettesimo anniversario della morte di Patrick Branwell Brontë. L’unico figlio maschio, spesso definito come il fratello “invisibile”, “dimenticato”, delle più note sorelle Brontë, l’autore del Pillar Portrait, l’uomo che ha condotto una vita infernale, sprecando il suo talento, dando sempre scandalo. Morì in questo giorno, nel 1848, a trentun anni, consunto dalla tubercolosi, dall’oppio e dall’alcool.
Noi l’abbiamo conosciuto un po’ meglio nel nostro secondo viaggio ad Haworth, quando durante il Brontё Treasure Tour al Parsonage Museum, abbiamo avuto modo di vedere, tra gli altri tesori Brontëani, uno dei lavori di Branwell. Si tratta di un disegno in inchiostro, il cui titolo è A Parody (Una Parodia), risalente al luglio del 1848 e che risulta essere l’ultimo lavoro datato di Branwell, il quale morirà un paio di mesi dopo. Lo sketch accompagnava una lettera probabilmente destinata a Joseph Bentley Leyland, amico intimo del giovane Brontё. La vignetta raffigura un uomo nudo e morente in un letto, probabilmente Branwell stesso, e uno scheletro, la Morte, che lo sfida a un incontro di boxe. Infatti, in alto a sinistra sono leggibili i nomi “Jack Shaw, the Guardsman, and Jack Painter of Norfolk”, due pugili del tempo. In basso si legge invece un piccolo dialogo:
Question: “The half minute time is up, so
Come to the scratch, won’t you?”
Answer: “Blast your eyes, it’s no use for,
I cannot come!”
La Morte sfida Branwell a salire sul ring per combattere, e lui, con pungente, amara ironia e un notevole sarcasmo, risponde, maledicendola, che non c’è bisogno di lanciare tale sfida: tanto lui sta già morendo, e quindi non si può presentare! Sullo sfondo si intravedono la torre di una chiesa e una tomba. Quello è esattamente il panorama che si vede dalla finestra della camera da letto del Reverendo Brontë, nella quale Branwell trascorse l’ultimo periodo della sua vita: si tratta della chiesa di St. Michael and All Angels e del cimitero tra questa e il Parsonage.
Se oggi sbirciamo oltre le cortine velate fuori dalla finestra, la vista non è molto diversa da allora, a eccezione degli alberi più fitti e del cimitero che oggi è sicuramente più esteso che non quanto lo fosse nel 1848. Probabilmente, l’unica tomba raffigurata nello schizzo di Branwell è proprio la sua. Il letto raffigurato in questo sketch ha ispirato la ricostruzione del letto che oggi si trova al Parsonage, nella stanza da letto del Reverendo Brontë, che non è, appunto, quello originale. Dunque anche negli ultimi mesi di vita, questo fratello “dimenticato”, lascia segni indelebili. E sono segni marcati, graffianti, come il tratto della sua penna o l’ironia delle sue parole. Affatto “invisibile”, si direbbe, dal momento che Branwell è presente ovunque: nelle figure maschili dei romanzi delle sorelle, che in più di un’occasione hanno tratto ispirazione dalla sua tragica condotta di vita per creare personaggi cupi, violenti, scostanti, oppure per raccontare di episodi come ad esempio, un incendio di notte in una camera da letto, e un uomo addormentato e salvato da una ragazza coraggiosa…
Lo vediamo anche, ancora chiaramente, in quell’alone al centro della colonna del Pillar Portrait, un ritratto che lui stesso dipinse e che raffigura le tre sorelle. Sulla colonna centrale, su cui si dice originariamente dipinse se stesso, prima di scegliere di cancellare la sua figura, oggi non resta che una strana “ombra”, un alone appunto, chiaramente visibile. Presente a suo modo, quindi, è sempre stato parte integrante della famiglia, influenzando tutti i membri sia con la sua vita, che con la sua morte.